Si sta consumando l'edizione invernale di Pitti Immagine Uomo, la novantunesima della storia, che come sempre racchiude il meglio della moda maschile in Italia. Ma non è l'unica eccellenza che la manifestazione può vantare, tutte le edizioni infatti sono caratterizzate da uno stuolo di fenomeni che si vestono a cazzo di cane e girano per la mostra in una virtuale e continua sfilata dell'assurdo, dove il bello decede e lascia il passo alla disarmonia, all'orrore, al ridicolo.
Caso vuole che in questi giorni abbia avuto la fortuna di avere un paio di inviati all'interno della mostra, uno è l'addetto al controllo qualità del Fotobrodo, l'altro un amico che obbligo a guardare le peggiori oscenità reperibili sul web grazie alle nuove tecnologie di messaggistica.
Per questo siamo tutti ben abituati ad ogni tipo di bizzarria e concordi nel pensare che, se il brutto portato all'estremo acquisti una sua forma intrinseca di bellezza tale da renderlo irresistibile, lo stesso non si può dire per il bello, che se esagera diventa solamente brutto.
Questa cosa a Pitti Immagine Uomo acquista una carica enorme, tanto da avere una sua fama che viaggia parallela, talmente importante da portare alcuni dei marchi presenti a pagare dei modelli per conciarsi in questo stato. Altri invece lo fanno di proposito.
Quello che segue è quanto si poteva vedere ieri, giovedì 12 gennaio 2017, alla Fortezza da Basso di Firenze.
Tutone a sacco con cintura ascellare e cappellino tipo Ispettore Gadget, accanto ragazzo in shearling con colletto di pelo e stivaletto coordinato, in perfetto stile "Cortina quando ancora non è nevicato ma chi se ne frega", di spalle un cappotto modello bambola sbudellata e calzini spaiati bene in vista.
Jeans risvoltati per mostrare calzini fuori luogo, occiali da sole anche se è nuvoloso, foulard manfruito e borse da donna.
Caso vuole che in questi giorni abbia avuto la fortuna di avere un paio di inviati all'interno della mostra, uno è l'addetto al controllo qualità del Fotobrodo, l'altro un amico che obbligo a guardare le peggiori oscenità reperibili sul web grazie alle nuove tecnologie di messaggistica.
Per questo siamo tutti ben abituati ad ogni tipo di bizzarria e concordi nel pensare che, se il brutto portato all'estremo acquisti una sua forma intrinseca di bellezza tale da renderlo irresistibile, lo stesso non si può dire per il bello, che se esagera diventa solamente brutto.
Questa cosa a Pitti Immagine Uomo acquista una carica enorme, tanto da avere una sua fama che viaggia parallela, talmente importante da portare alcuni dei marchi presenti a pagare dei modelli per conciarsi in questo stato. Altri invece lo fanno di proposito.
Quello che segue è quanto si poteva vedere ieri, giovedì 12 gennaio 2017, alla Fortezza da Basso di Firenze.
Tutone a sacco con cintura ascellare e cappellino tipo Ispettore Gadget, accanto ragazzo in shearling con colletto di pelo e stivaletto coordinato, in perfetto stile "Cortina quando ancora non è nevicato ma chi se ne frega", di spalle un cappotto modello bambola sbudellata e calzini spaiati bene in vista.
Posteriore del tutone a sacco
Retro del ragazzo in shearling.
Il parka dell'imbianchino che sta finendo i lavori a casa tua diventa un capo controcorrente, impreziosito da un cappello arancione che riprende alcune tonalità degli schizzi. In cambio l'imbianchino ha voluto il montgomery buono da 800 euro, ma ne è valsa la pena.
Le migliori frasi di Batman diventano un abito dalla simpatia irresistibile.
Ancora calzoni corti, ma questa volta senza risvolto. Quelli che negli anni '90 chiamavamo "acqua in casa", perfetti per mettere in mostra calzini discutibili.
la vita è troppo breve per indossare abiti noiosi, scritto su un cappotto noioso.
Prova a dire qualcosa sui miei abiti e ti stronco tutto. Anzi no, di' quello che ti pare tanto mi pagano per conciarmi così.
Il Geom. Calboni pronto per l'Ippopotamo.
Il calzino bianco corto, la cosa più anti sesso della storia, in grado di far chiudere a riccio ogni fica del mondo, in bella vista a costo di spezzarsi le ossa dal freddo. Accanto un fotografo, oppure un altro fenomeno.
Dalla camicia grunge al cappotto grunge, passando per il cappello con le battole, per fondere una cosa ormai vintage con il sempre verde stile da boscaiolo e creare un ibrido fiorentino che non sa chi sia Cobain e non ha mai tagliato più del prezzemolo dal vasino sul terrazzo.
Non è un barbone, è un giapponese.
Se proprio vogliamo possiamo sorvolare sul cappello col nastro blu, ma non sulle simil-clark in colorazione honeycomb.
La sacerdotessa ripassa l'omelia prima della funzione.
Il rabbino Mordecai con la sua reflex vintage è quasi riuscito a far esplodere l'hipsterometro, nonostante non se ne vedano quasi più in giro.
In mezzo a tutto questo fa la sua figura anche lui, anzi, più appropriato dire che non fa nessuna differenza.
Nonostante sia una specie di mascotte di una marca di calzini che si è levato la maschera e sta forse andando a pisciare, o a cambiare turno.
Direi che per l'edizione invernale può bastare.
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